Un uomo e un personaggio pubblico
“che a volte è stato liquidato con grande superficialità, anche
per quella sua parola di saluto, Allegria. Quando si comprende
come per lui fosse un augurio, una gioiosa speranza per il
futuro, dopo gli anni estremamente duri nella sua vita e che
l’Italia aveva passato, assume un senso diverso e pieno di
significato”. Lo spiega Claudio Gioè, che incarna in Mike di
Giuseppe Bonito, uno dei padri e simboli della televisione
italiana. La miniserie evento in due puntate, prodotta da Rai
Fiction e Viola Film debutta alla Festa del cinema di Roma e
sarà il 21 e 22 ottobre in prima serata su Rai1. Arriva a 100
anni dalla nascita di Bongiorno e 70 dal suo primi programma
televisivo in Italia.
Il racconto parte nel 1971, quando Mike è nel pieno del
successo di Rischiatutto e sta iniziando il rapporto con la
donna che diventerà la sua terza moglie, Daniela (Valentina
Romani) con cui ha avrà i tre figli. La richiesta di raccontarsi
per la prima volta in una grande intervista televisiva con un
famoso giornalista (Paolo Pierobon), è lo strumento con il quale
la serie torna alla vita ‘tra due mondi’ di Michael, nato a New
York nel 1924 da una famiglia italo-americana. Il su percorso (
da adolescente e ventenne ha il volto di Elia Nuzzolo) lo porta,
fra le varie tappe a tornare in Italia negli anni ’30 con la
madre, debuttare come giornalista ed entrare nella Resistenza,
essere imprigionato dai tedeschi, sfiorare più volte la morte, e
tornare una volta liberato negli Usa dove scopre la radio e la
Tv. Passioni che portano la svolta nella sua vita.
“Mike ha vissuto tra un continente e l’altro, tra il padre e
la madre, talvolta per lui era un dualismo lacerante – spiega
Bonito -. Qui lo ritroviamo in un racconto di profondità, che ha
voluto resettare la sua immagine più convenzionale. Era un
personaggio ricchissimo”. Questo “per me è stato uno dei lavori
più complessi degli ultimi anni. Avevo il terrore, di affrontare
un personaggio così amato dagli italiani – aggiunge Gioè -. Ero
interessato soprattutto dal Mike a telecamere spente, alle sue
ansie, i fantasmi, le ossessioni”. Fa tremare le gambe “dare
volto a un personaggio che è stato anche molto imitato. Con
Giuseppe però ci siamo concentrati su alcune amorevoli
citazioni, su ciò che il pubblico ha maggiormente amato, sul
trasmettere la sua umanità. Volevamo raccontare la sua anima”.
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