“L’antifascismo siamo noi, che
viviamo in una Repubblica democratica fondata su una
Costituzione che scaturisce dall’antifascismo: se ancora oggi
non possiamo consentire, con serenità e civiltà, di dirci tutti
antifascisti, e sono trascorsi alcuni mesi dalla querelle che mi
ha impedito di leggere il mio monologo e quella parola non è
ancora stata pronunciata da chi ci governa, vedo una pervicace
ostinazione nel riconoscere l’ovvio, cioè che l’antifascismo
oggi per noi qui in Italia si identifica nella democrazia
liberale. Un pervicace rifiuto che è una minaccia alla
democrazia liberale”. Lo dice lo scrittore Antonio Scurati,
tornato in Rai, ospite di Marco Damilano nel programma di Rai3
Il Cavallo e la Torre, a sei mesi dal caso del monologo che
avrebbe dovuto tenere proprio sulla terza rete Rai per celebrare
il 25 aprile, bloccato da viale Mazzini.
Un monologo di cui Damilano legge alcune frasi, sollecitando
poi Scurati – in questi giorni in libreria con M. L’ora del
destino (Bompiani), quarto volume della saga dedicata a
Mussolini – a un parallelo con la campagna elettorale americana:
“Può succedere che dall’America arrivi dall’Europa qualcosa che
è una nuova forma di non democrazia?”, la domanda del
giornalista. “Credo che sia già successo: mentre da un lato
resisto a usare parola fascista come stigma – risponde lo
scrittore premio Strega – dall’altro invito tutti a non temere
dal futuro una minaccia per la democrazia liberale, perché è già
qui, è ora, è in atto. Non è un ritorno del fascismo storico,
perché non penso che Trump sia fascista nel senso proprio del
termine, ma la sua concezione della democrazia, nei suoi atti
giù compiuti, è manifestamente autoritaria. E una democrazia
autoritaria è già di per sé una forte minaccia alla
sopravvivenza della democrazia liberale. Che vinca o che perda
Trump, che faccia la secessione o la lotta armata, la minaccia è
già qui e ora”.
Quanto al ruolo degli intellettuali, “più passano i giorni –
sottolinea Scurati e più mi rattristo. Gli intellettuali ma
anche gli scienziati, i portatori di sapere, di conoscenza,
vengono additati dai populisti come nemici del popolo, che
cavalcano rifiuto per le elite fino al suicidio del mondo. Le
oligarchie si sono meritate il sentimento di rigetto da parte
del popolo, ma chi lo cavalca fino al suicidio del pianeta è
sciagurato e colpevole davanti alla storia”.
Quanto al quinto capitolo di M, “devo finire di scriverlo,
confesso che mi piacerebbe vederlo pubblicato il prossimo 25
aprile”, conclude Scurati.
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