“Il combinato disposto delle norme contenute nella legge sulla cybersicurezza approvata a giugno, con quelle previste nel ddl Sicurezza, ora all’esame delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, crea un grave vulnus anche per i database delle Procure”, perché “sarà possibile accedervi, anche da parte di apparati governativi, senza alcun controllo”.
A lanciare l’allarme è l’opposizione che, con il capogruppo di IV al Senato, Enrico Borghi, chiede con forza lo stralcio di una delle ‘norme incriminate’: l’articolo 31 del ddl che estenderebbe “di molto” la possibilità di accedere a banche dati di “ogni livello” in “nome della sicurezza”, senza “neanche prevedere un ruolo di controllo del Copasir”.
L’allarme arriva nel momento in cui infuria lo scontro tra magistrati e centrodestra e mentre il governo punta il dito contro “il dossieraggio” a danno di “vertici dell’Esecutivo e di politici”. La prima a parlare di “ennesimo attacco” alle toghe da parte del “Governo Meloni” è la vicepresidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, Ilaria Cucchi (Avs) che ricorda però come già il senatore M5S, Roberto Scarpinato, tentò di rimediare alla “falla normativa” che si era creata con un emendamento al decreto cyber-sicurezza poi bocciato. E “persino alla Camera, le Commissioni competenti” si posero il problema di prevedere “delle credenziali di accesso” alle banche dati. Ma inutilmente per “mancanza di fondi”.
Questo dell’accesso “senza controllo” alle banche dati, proprio nel momento in cui si parla di “spie e di spioni” è considerato dal capogruppo Pd in Antimafia Walter Verini “un capitolo inquietante”, un “nuovo attacco all’indipendenza della magistratura”. Verini contesta che “apparati che rispondono ai governi in carica protempore, possano accedere così, per non meglio precisate ragioni di sicurezza”, anche ai database delle Procure. Ragioni di sicurezza che “quando ci sono”, osserva, andrebbero invece “concordate con le Procure e gli uffici giudiziari”.
“Noi ci opporremo con forza” a questa misura assicura Verini che auspica come su “temi così delicati”, tra i “soggetti preposti, come il Csm e l’Anm, si concertino le modalità perché la sicurezza del Paese sia garantita, ma siano tutelate anche la sicurezza e l’ inviolabilità delle indagini”.
La maggioranza, con il capogruppo FI al Senato Maurizio Gasparri e con il deputato forzista Enrico Costa, respinge al mittente ogni critica. Il primo, dicendo sostanzialmente che chi parla di “Procure spiate”, di fatto “disturba chi pensa e chi ha a cuore la sicurezza del Paese”. Il secondo, ricordando che “gli esponenti di Pd e Avs che oggi si preoccupano dell’integrità dei dati detenuti dalle Procure” sono quelli che hanno “tuonato” contro il suo emendamento che era “finalizzato ad estendere le ispezioni ministeriali per evitare abusi di consultazione”.
Anche la capogruppo M5S in Commissione Giustizia del Senato, Ada Lopreiato, non ha dubbi e denuncia “la pericolosità” delle norme contenute nel ddl Sicurezza, soprattutto l’articolo 31, che vede, tra l’altro, “un’assenza di controllo da parte del Copasir”. Ma è certa che la maggioranza resterà “sorda e cieca” alle “istanze di toghe e opposizione” visto che “per partito preso vota contro ogni emendamento”. Borghi però insiste e chiede lo “stralcio dell’articolo 31 perché l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di trasformare i Servizi in un campo di battaglia politica”.
In questo quadro di contrapposizione totale, un altro esponente M5S Alfonso Colucci torna ad attaccare la Lega per il ‘blitz’ di qualche giorno fa al ddl per la ‘Separazione delle carriere’ dei magistrati. Blitz che torna d’attualità visto lo scontro in atto tra centrodestra e toghe sul caso dei migranti in Albania. Con le 2 proposte di modifica si punta infatti a “cambiare la Costituzione” sostenendo che non debba mai considerarsi “subordinata” ai “Trattati e agli altri atti dell’Unione europea”.
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