È l’ennesimo, e forse definitivo, veto di Giuseppe Conte su Matteo Renzi ad agitare le acque del campo largo. La leader del Pd Elly Schlein aveva auspicato una navigazione sicura e “testardamente unitaria” verso le prossime sfide alle Regionali. “Niente veti”, aveva avvisato. Ma le nuvole cominciano ad addensarsi: tormenta in arrivo, soprattutto sulla Liguria. Dove il leader del M5s proprio non vuole arruolare Italia Viva nell’equipaggio del centrosinistra. E dove non ha ancora sciolto le riserve sul candidato unitario della coalizione. Mentre il dem Andrea Orlando, da settimane in pole position per la candidatura, invita a “fare presto” e ipotizza il passo indietro. La partita, però, sembra complicarsi ora per ora. A Genova, come a Roma. Perché il veto di Conte non si limita ai confini liguri. “In tanti mi fermano per strada – dice – e mi implorano di non imbarcare Renzi. Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i governi, anziché per farli durare”. Lo sguardo è rivolto anche alla costruzione dell’alternativa al governo Meloni. “Per aggregare un due o tre per cento di voti, – aggiunge Conte parlando di Iv – si farebbero scappare tutti gli elettori del M5s e anche una buona parte di quelli del Pd”. L’alleanza, insomma, non s’ha da fare. A ribadire la linea, tra gli stand del Meeting, arriva anche il capogruppo dei 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli. “Non si possono fare alleanze con Renzi, non si può basare un rapporto che deve essere serio su una fiducia che non c’è “, dichiara. Accanto a lui, sulle poltrone del panel di Rimini, siede la coordinatrice di Italia Viva Raffaella Paita, che a margine ribatte al muro pentastellato. “Provocatorio e sbagliato il veto di Conte, ma capisco che abbia difficoltà interne”, afferma suggerendo una diversa chiave di lettura. Botta e risposta, che non facilita lo sblocco del cantiere del campo largo in Liguria. Paita ribadisce l’importanza del “contributo del centro riformatore” per contendere la Regione al centrodestra. “Se invece la spinta è andare come sinistra, punto e basta, vedo questo percorso più difficile, ma continuo a essere fiduciosa sul metodo Schlein”, incalza. Dubbi su Iv restano anche in Alleanza Verdi e Sinistra e in una parte dell’ala sinistra del Pd. Mentre Orlando lancia l’ultimatum. “Non perdiamo tempo prezioso, la mia disponibilità è una carta sul tavolo della coalizione, se non dovesse servire va tolta e ne va verificata un’altra”, ribadisce il dem. Uno dei nomi in campo resta quello del senatore pentasellato Luca Pirondini. Ma la strada è in salita. Anche la governatrice della Sardegna Alessandra Todde si infila nella bagarre. “Allargare il campo non vuol dire accettare tutti i compromessi”, scandisce alla festa dell’Unità di Reggio Emilia. Dal centro, anche Azione alza il tiro. “Il campo politico disegnato da Conte – dice Osvaldo Napoli – non coincide con il perimetro dell’Occidente. Senza un chiarimento di fondo sulla linea politica del Pd, sarà difficile costruire un’alternativa”. Pierluigi Bersani prova a tenere la barra dritta: “bisogna trovare una soluzione che dica no ai veti e no alle ambiguità”.
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