Una nuova combinazione terapeutica sarà presto disponibile per due tumori particolarmente difficili da trattare. La Commissione Europea ha infatti approvato la molecola tislelizumab in combinazione con chemioterapia per il trattamento di prima linea del carcinoma a cellule squamose dell’esofago (Escc) e dell’adenocarcinoma gastrico o della giunzione gastroesofagea (G/Gej). Lo rende noto l’azienda produttrice.
“I pazienti con diagnosi di tumore gastrico ed esofageo avanzato presentano una sopravvivenza mediana che si misura in mesi, non in anni, evidenziando la necessità urgente di opzioni terapeutiche più efficaci – afferma Filippo Pietrantonio, responsabile dell’Unità di Oncologia Gastrointestinale presso la Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. I dati ampiamente positivi degli studi Rationale-305 e 306 sottolineano e confermano il profilo clinico unico di tislelizumab e il suo potenziale di produrre miglioramenti significativi dei risultati dei pazienti eleggibili, offrendo una nuova speranza per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita a chi ne ha grande necessità”.
Nella prima linea dell’Escc, l’estensione dell’indicazione si basa sui risultati dello studio Rationale-306, uno studio di Fase 3 per la valutazione dell’efficacia e della sicurezza di tislelizumab in combinazione con chemioterapia come trattamento di prima linea dei pazienti con Escc localmente avanzato non resecabile, recidivato o metastatico. Lo studio ha arruolato 649 pazienti in centri in Europa, Nord America e Asia-Pacifico. La sopravvivenza globale mediana è stata di 17,2 mesi per tislelizumab in combinazione con la chemioterapia rispetto a 10,6 mesi con placebo più chemioterapia con una riduzione del rischio di morte del 34%.
La richiesta di estensione dell’indicazione in prima linea del tumore G/Gej si basa sui risultati dello studio Rationale-305. Lo studio ha arruolato 997 pazienti nei centri in Europa, Nord America e Asia-Pacifico e ha dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale statisticamente significativo e clinicamente rilevante con una sopravvivenza mediana di 15 mesi nei pazienti trattati con tislelizumab in combinazione con chemioterapia a scelta dell’investigatore rispetto a 12,9 mesi nei pazienti trattati con placebo più chemioterapia, riportando una riduzione del rischio di morte del 20%.
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